Madonna di Piedigrotta

Parrocchia S.Maria di Piedigrotta – Napoli

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Anno 2016 – 2017

17 settembre 2016 Conflitto all’interno della coppia, con il prof. Antonio Gentile
15 ottobre 2016 VOCAZIONE DELLA FAMIGLIA
19 novembre 2016 L’INNO ALLA CARITA’ di San Paolo
10 dicembre 2016 Incontro con mons. Acampa: “Dar da bere agli assetati”

Conflitto all’interno della coppia
17 settembre 2016

Sabato 17 settembre 2016, alle ore 18.30, presso il salone caminetto si è tenuto l’incontro presentato dal Parroco Don Franco Bergamin e guidato dall’ospite, il  Professore-Psicologo Antonio Gentile sulla tematica del “Conflitto all’interno della coppia”. All’interessantissimo intervento hanno partecipato con entusiasmo e soddisfazione le coppie del Gruppo “Famiglie in corso” della Parrocchia di Sant’Agnese a Roma con cui il gruppo piedigrottese è, da anni, gemellato.

Con la sua solita e brillante verve, il nostro ospite ha spiegato, anche portando esempi di vita reale, quali possono essere le tre tipologie di conflitto:

  • DISTURBO
  • INNAMORAMENTO/LIBIDO
  • IMMATURITA’ NEL PORTARE A TERMINE UN PROGETTO.
Relativamente al primo punto, si parla di PATOLOGIA: all’inizio di una storia, il partner non nota il disturbo della persona di cui si sta innamorando ed anzi ne diventa complice. La complicità, per il bene di entrambi, però deve arrivare fino ad un certo punto: NON SI PUO’ PIU’ESSERE COMPLICI DELLA PATOLOGIA DEL PARTNER che, per superare il disturbo patologico, deve essere guidato ad essere consapevole del fatto che deve avviare un percorso curativo. Inoltre, il partner sano non può sostenere a vita un rapporto che, con il tempo, poggia su “IL NON DETTO” e lo porta, quindi, a vivere male e, prima o poi, a esplodere e a portare, comunque, la storia d’amore al capolinea.

All’interno della coppia, infatti, ognuno dei due partner deve imparare a riconoscersi e farsi croce per l’altro: e per “croce” non si intende “sacrificio”, ma “vessillo” come lo è stato Gesù che, come si evince dalle Sacre Scritture, in trentatrè anni ha sofferto solo due giorni. Per Lui “prendere la croce” non significa “patire”, ma intraprendere un cammino di bellezza ed amore. Per Lui “rinnegare” non significa cancellare tutta la propria vita, ma lasciarsi alle spalle il rimasuglio di scelte sbagliate per scegliere di vivere una vita meravigliosa e farsi “vessillo” di Fede (e, perciò, nella vita di coppia laddove si presenta una patologia il partner sano deve farsi vessillo verso il partner malato per guidarlo alla cura, ma essere vessillo di se stesso laddove non c’è speranza di guarigione).

Relativamente al secondo punto, entrambi i partner non devono dimenticare che i loro corpi hanno un peso, un loro percorso fisico e psicologico e che, quindi, richiedono coerenza. Il corpo, infatti, non deve fare paura, ma la coppia deve avere l’istinto ed il desiderio di gestirlo per amarsi in libertà e serenità. La SESSUALITA’, perciò, NON DEVE ESSERE ESCLUSA, DEVE ESSERE VISSUTA COME UN GIOCO, DEVE ESSERE INCENTRATA SUL RISPETTO DEI PROPRI CORPI.

A tal proposito, il nostro ospite ha fatto riferimento all’attuale storia della ragazza campana trentunenne che è arrivata a suicidarsi quando ha visto che la sua performance con tre uomini era stata ripresa e postata su internet. I media difendono e compatiscono la vicenda della ragazza, spinta al folle gesto, ma i media non si fanno portavoce del rispetto del corpo: la ragazza, consapevolmente, si intratteneva con tre uomini, consapevolmente si stava facendo riprendere. A trentuno anni la ragazza è una donna consapevole dell’uso che sta facendo del suo corpo: un corpo che non ama, che non rispetta. I media, che dovrebbero essere una guida per la società (di massa), invece di giustificare e commiserare la ragazza, dovrebbero farsi portavoce di un ribaltamento positivo ed educativo dal punto di vista morale e sessuale.

Relativamente al terzo punto, la coppia deve comprendere che, con il tempo, è soggetta a cambiamenti e i PROGETTI DI COPPIA devono assecondarli attraverso il CONFRONTO, la COMPLICITA’ ed il GIOCO.

La serata, dopo l’intervento esaustivo e pratico-scientifico, è proseguita all’insegna della convivialità romano-napoletana che è continuata anche domenica 18 settembre dopo la Santa Messa delle 10.30, a ristorante.

Il momento della Messa domenicale, celebrata dal nostro e loro Don Franco (che fino a tre anni fa è stato il Parroco di Sant’Agnese) è stato intenso e vissuto con il cuore da tutte le coppie: la partecipazione fisica e d’animo, le letture e la presentazione dei due percorsi alla comunità dopo l’omelia, il momento della Benedizione finale sull’altare, il saluto alla Madonna di Piedigrotta e la foto finale di gruppo hanno reso le due giornate di incontro un lungo momento di intesa, sorretta dalla Fede e dalla Speranza.

Fausta “Giovani Sposi”.

VOCAZIONE DELLA FAMIGLIA
15 ottobre 2016

Sabato 15 Ottobre 2016 sono ripresi gli incontri del gruppo “Giovani Sposi”. La tematica di questo anno parrocchiale sarà la lettura e la riflessione sull’Amoris Laetitia di Papa Francesco. 

L’incontro, tenutosi nel salone caminetto, è stato introdotto da Don Franco che ha ricordato a tutte le coppie presenti che a Piedigrotta il mese di Ottobre è dedicato alla Vocazione che è “Dono della Divina Miseri-cordia” e che nasce, cresce e matura nella Chiesa che è famiglia di famiglie.
L’incontro, poi, è stato guidato da Tiziana e Felice ed è stato incentrato sul tema della “VOCAZIONE DELLA FAMIGLIA”.  La FAMIGLIA è espressione dell’amore di Cristo verso tutti gli esseri umani perché anche lui nasce, cresce e muore in seno alla famiglia che, attraverso di Lui, diventa espressione della Trinità. 
Il MATRIMONIO, inteso come SACRAMENTO, va visto come un percorso maturato che, come quello della Sacra Famiglia, affronta la vita con tutto quello che essa può comportare. Il MATRIMONIO, quindi, diventa la costruzione del bene dei coniugi e non va visto solo come fine della procreazione. 
La FAMIGLIA è espressione di tre sentimenti: FILEO che è l’amicizia che c’è alla base di un rapporto di coppia e che diventa EROS, ossia la complicità che diventa AGAPE, ossia il dono di sé al coniuge.  L’AGAPE diventa quel sentimento sincero che cambia l’intimità della coppia e che, nonostante le difficoltà (che spesso possono essere generate anche dal rapporto con i figli), diventa sempre più forte.
Il matrimonio vero, infatti, è spigoloso e va, dunque, maneggiato con cura. E la cura è l’ AGAPE che, però, deve essere aiutata dalla società che, attraverso i media, attacca la famiglia cristiana tanto da farla apparire emarginata.  In questo periodo di apertura alla famiglia allargata, di confusine di genere la famiglia “tradizionale” dovrebbe essere recuperata e diventare testimonianza della Santa Trinità. La famiglia deve avere la forza di trasmettere entusiasmo, parola che nel senso greco del termine significa “Dio dentro”: la famiglia, quindi, dovrebbe essere il riflesso della Chiesa.
E lo deve essere onestamente con i suoi momenti di gioia, di amore, di confronto e di crisi. E’questo il senso cristiano del matrimonio: ben vengano, quindi, le coppie che entrano in crisi durante il corso prematrimoniale perché, prima di firmare la loro infelicità davanti a Dio e allo Stato, si impegnano a capire se in loro c’è la vocazione alla famiglia, se il loro eros può tramutarsi in agape, se il loro rancore può diventare perdono e scusa.
Dall’Amoris Laetitia di Papa Francesco, n. 88: “L’amore vissuto nelle famiglie è una forza permanente per la vita della Chiesa.  Il fine unitivo del matrimonio è un costante richiamo al crescere e all’approfondirsi di questo amore. Nella loro unione di amore gli sposi sperimentano la bellezza della paternità e della maternità; condividono i progetti e le fatiche, i desideri e le preoccupazioni; imparano la cura reciproca e il perdono vicendevole. In questo amore celebrano i loro momenti felici e si sostengono nei passaggi difficili della loro storia di vita. La bellezza del dono reciproco e gratuito, la gioia per la vita che nasce e la cura amorevole di tutti i membri, dai piccoli agli anziani, sono alcuni dei frutti che rendono unica e insostituibile la risposta alla vocazione della famiglia, tanto per la Chiesa quanto per l’intera società”.
Fausta “Giovani Sposi”.

L’INNO ALLA CARITA’ di San Paolo
19 novembre 2016

L’incontro di novembre di “Giovani Sposi” si è tenuto sabato 19 alle ore 19.00 presso il salone caminetto, è stato incentrato sulla lettura e sulla riflessione dell’INNO ALLA CARITA’ di San Paolo, è stato introdotto da Don Franco ed è stato guidato da Ludovica e Riccardo. All’incontro hanno partecipato per la prima volta Mariella e Francesco: a loro il nostro affettuoso benvenuto.

La “CARITA’” è il donarsi l’uno all’altro, è essere paziente verso l’altro in modo che l’eros diventi filia e completi appieno la coppia che deve fondare il suo rapporto sulla fiducia. La fiducia che è la giusta integrazione tra libertà individuale e complicità tra marito e moglie. La gelosia, invece, è segno di precarietà e come scrive Matteo nel suo Vangelo diventa l’espressione della casa costruita sulla sabbia che alla prima tempesta si distrugge.  

La “CARITA’” è affidarsi, nel senso di far conoscere al coniuge le proprie debolezze e, attraverso l’amore coniugale che è la forma più alta di amicizia, riuscire a scardinarle: il matrimonio, infatti, diventa il “luogo” che protegge l’amore dei coniugi e la cui prima finalità è il bene dei coniugi. Il fine secondario, strettamente connesso, diventa quello della procreazione che assume un senso profondo e onesto solo se i coniugi vivono serenamente il loro rapporto perché solo così si può donare il bene ai propri figli.

Il matrimonio, come espressione di CARITA’ è un percorso di crescita costante, che non può assolutamente fondarsi sulla rigidità, ma che deve sapere chiedere “SCUSA, PERMESSO, GRAZIE” come ci ricorda Papa Francesco.

La riflessione sul rapporto di coppia è stata supportata anche dalla lettura dei punti 150,151 e 152 dell’Amoris Laetitia di Papa Francesco che si soffermano su “la dimensione erotica dell’amore”: “Dio stesso ha creato la sessualità, che è un regalo meraviglioso per le sue creature”,  che “non è una risorsa per gratificare o intrattenere, dal momento che è un linguaggio interpersonale dove l’altro è preso sul serio, con il suo sacro e inviolabile valore” e che “diventa una piena e limpidissima affermazione d’amore”.

L’esercizio finale che ci ha fatto fare Don Franco è stato toccante: ci ha fatto leggere l’Inno alla Carità di San Paolo, ma alla parola “carità” ha fatto sostituire quello del proprio coniuge e poi ci ha posto le seguenti domande:

  • Che effetto ti ha fatto ritrovare Lui/Lei/Amore nell’Inno alla Carità di Paolo?
  • Tutto scusa?
  • Tutto crede?
  • Tutto spera?
  • Tutto sopporta?
Fausta, “Giovani Sposi”

Domenica 16 ottobre 2016 per le coppie di “Giovani Sposi”, così come per gli altri gruppi parrocchiali, è stata una giornata di festa e di gioia.  

Durante la messa delle 10.30 Don Franco ha dato il mandato ai catechisti ad operare come testimone del Vangelo nell’ambito familiare.

Il simbolo della candela che ognuno  ha acceso dal cero pasquale, il simbolo della piantina di cui avere cura, la benedizione finale sull’altare di tutti i catechisti chiamati dal nostro parroco, il momento del brindisi  possano essere sempre per noi coppie di “Giovani Sposi” che crediamo nella Vocazione alla Famiglia e nei nostri incontri il monito per trasmettere alla società la bellezza e il dono cristiano della Famiglia.

Incontro con mons. Acampa
“Dar da bere agli assetati”

10 dicembre 2016

Sabato 10 Dicembre 2016 l’incontro di “Famiglie Insieme” è stato esteso alle coppie di “Giovani Sposi”.
Al nostro Parroco Don Franco Bergamin e alle famiglie senior della comunità piedigrottese va il nostro GRAZIE per averci reso partecipi all’intervento di Monsignore Gennaro Acampa che ha tenuto una interessantissima lezione sull’Opera di Misericordia “dar da bere agli assetatati”.
La domanda focale attorno cui è ruotato l’intervento è stata la multisfaccettata analisi del “dare da bere” al proprio prossimo nella vita di tutti i giorni.
Seguendo la scia di Papa Giovanni Paolo II, tale opera si concilia con il saper centrare bene la propria vita: lui ha fatto la volontà di Dio, si è riempito di Dio e con il suo essere Papa ha “dissetato” i cristiani del mondo verso cui si è aperto rompendo anche il muro del Comunismo.
Secondo Papa Giovanni XXIII “dissetare” significa essere come la fontana del villaggio dove tutti possono trovare acqua per bere e per vivere.
Come, quindi, ha sottolineato il Vescovo Acampa bisogna analizzare il concetto dell’ACQUA sia come SETE FISICA (carenza d’acqua per sopravvivere), sia come SETE SPIRITUALE (carenza d’acqua come sete di Dio).
Nel Vangelo il tema dell’acqua ritorna spesso e non solo quando gli evangelisti raccontano del Battesimo di Gesù nelle acque del fiume Giordano o quando Gesù chiama a sé Pietro per farlo “pescatore di uomini”, ma anche quando

  • Gesù incontra la Samaritana (che rappresenta la Comunità che disseta il Signore: è lui che chiede l’acqua alla Samaritana che compie la sua opera di Misericordia)
  • Gesù sulla croce grida che ha sete
  • Gesù perde acqua e sangue dal suo corpo in croce.

Ma la coscienza del mondo, anche oggi, come reagisce davanti al problema della sete fisica/materiale e spirituale?
Mostrando indifferenza?
Si pone delle domande su come si può lenire la duplice sete?
Nella vita di ogni giorno, come famiglia, come si dà da bere agli assetati?
Domande di profonda riflessione poste da Fulvio e Linda e risposte che hanno chiamato  ad interrogarsi tutti i presenti.
Si dà da bere agli assetati insegnando, in famiglia, il rispetto dell’acqua: non sprecarla, non inquinarla, non sostenendo la privatizzazione.
Si dà da bere, in famiglia, quando la coppia si disseta di affetto: l’acqua coincide con l’affetto che è bene essenziale, primario verso il coniuge, verso i figli, verso gli anziani parenti.
Dalla famiglia parte, verso la società,  la sete di assoluto che è la sete di Dio: avere sete di Amore da trasmettere ai figli proponendo loro (rafforzando, quindi, la scelta del Battesimo e della Comunione) la scelta cristiana che si coniuga, nella vita di tutti i giorni, non solo come una Fede fatta di rituali, ma come una Fede che è espressione di legalità, onestà, scelta del bene, speranza, positività, disponibilità all’ascolto del prossimo che Dio ci mette sulla strada.
“Acqua siamo noi” è la degna conclusione dell’incontro: desiderio di essere goccia per gli altri come il grido “ho sete” di Gesù e di Madre Teresa di Calcutta.

Fausta, “Giovani Sposi”

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